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Pagine disperse

Gesualdo Befalino - Pagine disperse

Pagine disperse
A cura di Nunzio Zago
Caltanissetta-Roma, S. Sciascia, 1991
Edizione non venale

Invito alla lettura

Dalla Premessa di Nunzio Zago

[…] Proprio la fausta circostanza dei settant’anni giustifica il presente volume miscellaneo, nel quale si raccolgono – dopo Cere perse, La luce e il lutto, Saldi d’autunno – le residue «pagine disperse» o «vagabonde» dello scrittore, con la sola eccezione delle numerose interviste da lui rilasciate. Il carattere spiccatamente occasionale o magari estemporaneo di questi interventi, che talvolta precedono l’exploit letterario di Bufalino e rinviano ad un circuito di relazioni e amicizie più o meno locale, suggerisce di scorgervi, principalmente, un ulteriore attestato di fervida e schietta operosità intellettuale. Non mancano, tuttavia, più specifici motivi d’interesse: si pensi, per esempio, a un testo come Morire a Roncisvalle, che vale quanto una puntuale dichiarazione di poetica; o alla brillante divagazione su malattia e letteratura, che rimanda ad uno dei nuclei centrali dell’ispirazione artistica di Bufalino; o alle pagine commemorative e insieme lucidamente analitiche dedicate a Sciascia, le quali documentano l’intensità di un sodalizio per nulla ostacolato dalla diversa sensibilità dei due autori (più attento, l’uno, alla dialettica individuo-società; più portato , l’altro, alle inquisizioni interiori, a riflettere sulla dialettica dell’individuo di fronte a se stesso). Ma alla fine ciò che più colpisce è forse la coerenza che lo scrittore comisano dimostra in ogni sua pagina, anche se remota o episodica; insomma il peculiare sigillo che traspare da una semplice mossa stilistica o da uno spunto tematico, come in questa «perizia di parte» , datata 1970, per la pittrice Wanda Poletti: «Il paradiso terrestre, un attimo prima del peccato: quando gli animali, che or ora mangiavano nelle mani di Adamo, mansuete e solidali presenze, già cominciano a guardare con occhi turbati, a graffiare il terreno con impazienti unghie di belve, sotto un complice cielo; un limbo di verdissima luce, attorno a cui fa ressa il pietoso disordine del mondo, e dove ogni attesa è gremita di sibilline minacce e il mistero si tinge di raccapriccio, il silenzio si prepara all’inevitabile urlo…».