Comiso è la città-teatro di Gesualdo Bufalino, lo scenario urbano in cui prende vita la collezione de suoi ricordi privati. Il suo paese natale è la “stupida Itaca” dalla quale lo scrittore non è mai riuscito a partire: metafora della sua esistenza, centro dell’universo, tana e trappola nello stesso tempo.
Malgrado questo rapporto tormentato, Bufalino riesce a “far pace” con Comiso dichiarandogli il suo sconfinato amore attraverso la pagina scritta. Rinviando alla sua giovinezza le “minuzie del ricordo”, Bufalino scrive e riscrive una Comiso di carta, un palinsesto di anime, un “museo d’ombre” che rimane tanto caro allo scrittore.
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