Skip to main content
x
Submitted by admin on 29 September 2019
traduttore
Patrick Creagh
note
London, Harvill
anno
1999
paese
Gran Bretagna
opera

Diceria dell'untore

Palermo, Sellerio, 1981

Audiolettura

Diceria dell'untore
Palermo, Sellerio, 1981

Premio Campiello 1981

Riduzioni teatrali

Vincenzo Pirrotta, adattamento teatrale e regia
Catania, Teatro Stabile, 2009

Pippo Di Marca, adattamento teatrale e regia
Roma, Compagnia del Metateatro, 1986

Riduzioni cinematografiche

Beppe Cino, sceneggiatura e regia
Italia, 1990

Invito alla lettura

Nel 1946, in un sanatorio della Conca d’oro – castello d’Atlante e campo di sterminio – alcuni singolari personaggi, reduci dalla guerra, e presumibilmente inguaribili, duellano debolmente con se stessi e gli altri, in attesa della morte. Lunghi duelli di gesti e di parole; di parole soprattutto: febbricitanti, tenere, barocche – a gara con il barocco di una terra che ama l’iperbole e l’eccesso. Tema dominante, la morte: e si dirama sottilmente, si mimetizza, si nasconde, svaria, musicalmente riappare. E questo sotto i drappeggi di una scrittura in bilico fra strazio e falsetto, e in uno spazio che è sempre al di qua o al di là della storia – e potrebbe anche simulare un palcoscenico o la nebbia di un sogno...
"Ingegnoso nemico di me stesso", finora sfuggito a ogni tentazione e proposta di pubblicare, uomo, insomma, che ha letto tutti i libri senza cedere a pubblicarne uno suo, Gesualdo Bufalino – professore a Comiso, oggi sessantenne – è con questa Diceria al suo primo libro. Scritta negli anni, come lui dice, "della glaciazione neorealista", questa contemplazione viene alle stampe in un tempo meno gelido, più sciolto e più libero perché sia giustamente apprezzata.

 

(Da Diceria dell’untore)

O quando tutte le notti - per pigrizia, per avarizia - ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l’estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi… da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l’impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più rattratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient’altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell’imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme).
[…]

Riedizioni e ristampe

"Istruzioni per l'uso" e "Museo d'ombre", Milano, Club degli Editori, 1982.
Palermo, Sellerio, "Il castello", 1990.
Nuova edizione "accresciuta da pagine inedite e dagli archivi dell'opera", oltre che dalle Istruzioni per l'uso, Milano, "Grandi Tascabili", Bompiani, 1992, prefazione di Francesca Caputo e con un'intervista di Leonardo Sciascia.
Supplemento al “Corriere della Sera” nella collana “I grandi romanzi italiani”, Milano, RCS Quotidiani, 2003, prefazione di Paolo Valentino.
Palermo, Sellerio, “La rosa dei venti”, 2009.
Milano, Tascabili Bompiani, 2014, prefazione, cronologia e bibliografia di Francesca Caputo, con un contributo di Leonardo Sciascia.
Milano, RCS/Bompiani,  “Classici Contemporanei”, 2016, prefazione di Francesca Caputo, con un contributo di Leonardo Sciascia.
copertina
The plague-spreader's tale